• 03 MAG 24
    LA DEPRESSIONE POST PARTO? Colpisce una neo mamma su dieci

    LA DEPRESSIONE POST PARTO? Colpisce una neo mamma su dieci

    Qui di seguito l’articolo di Bruno Gandini, pubblicato sul Settimanale Pavese, contenente l’intervista che il giornalista mi ha fatto sul nostro progetto La culla della maternità. 

    Ringrazio caldamente Bruno e vi lascio al suo bell’articolo dal titolo: LA DEPRESSIONE POST PARTO? Colpisce una neo mamma su dieci.

    La depressione post parto viene considerata a tutti gli effetti un problema di salute pubblica, visto che, con variabile gravità, coinvolge, secondo i dati statistici più recenti, una neomamma su dieci. Un dato significativo che sottolinea quanto possa essere importante un supporto psicologico in un momento di grandi trasformazioni non solo per la donna, ma per tutta la famiglia.

    «Nel corso della maternità la donna viene investita da tanti cambiamenti, che riguardano innanzitutto il corpo, ma coinvolgono anche altri aspetti importanti come le abitudini di vita e il ruolo come prospettiva del passaggio da donna a mamma – spiega lo psicologo Paolo Caselli, protagonista nel progetto “La culla della maternità” a Cava Manara – La donna è esposta a una serie di pensieri, di ansie, paure verso il futuro che ri guardano se stessa, il figlio e anche la capacità di affrontare le nuove dinamiche a livello famigliare. C’è una messa in discussione a livello personale, come protagonista della gestione del figlio, la paura per uno svolgimento non sereno della gravidanza, timori per il parto … una serie di inevitabili tensioni interne che, se ben gestite, possono, però, evitare i disagi nel post parto».

    Ben diversa dalla depressione è la reazione piuttosto comune, definita baby blues …

    «E’ un calo dell’umore, aumento di pensieri ansiogeni … una serie di reazioni che possono anche sfociare in depressione post parto se finiscono per essere amplificati alcuni conflitti che la donna non è in grado di gestire».

    Per prevenire la depressione post parto?

    «Servono sedute finalizzate, spazi di riflessioni su di sé, condivisione emotiva di alcuni vissuti. Va potenziato nella donna il senso di sé e la capacità di accettarsi come persona. La donna può esprimere ansie e paure per poi trovare dentro di sé le risorse per affrontarle. La maternità comporta delle “fatiche”, anche fisiologiche, che, se affrontate con l’aiuto di un professionista, possono diventare strumenti per gestirle nel modo migliore».

    Quale può essere il ruolo del futuro padre?

    «Il momento della maternità coinvolge la famiglia a 360 gradi. Cambia la donna, ma vengono stravolti anche gli equilibri famigliari. Tutti cambiamenti che devono essere compresi e poi gestiti attraverso la capacità di individuare i fattori di rischio su cui far leva. L’uomo è di fondamentale importanza nel post parto nel sostenere le dinamiche famigliari, perché è inevitabile che si presentino difficoltà. Spesso finisce per non agire per paura di sbagliare. D’altra parte non è semplice gestire gli sbalzi d’umore della neo mamma. Il partecipare alle sedute insieme alla compagna aiuta anche l’uomo ad apprendere alcune dinamiche importanti, per essere maggiormente di aiuto alla famiglia che sta nascendo».

    “La culla della maternità” prevede sedute di coppia … i futuri padri sono facili da coinvolgere?

    «La donna accetta l’aiuto psicologico perché è coinvolta in prima persona nei vari cambiamenti anche nell’immagine di sé, cambiamenti che non coinvolgono l’uomo e che la espongono a una maggiore sensibilità. Ovviamente l’uomo a priori è meno disponibile, ma quando partecipa lo fa con attenzione. In questi ultimi anni, inoltre, la sensibilità personale dell’uomo sta aumentando e si dimostra sempre più sensibile alle dinamiche che riguardano la famiglia. Il coinvolgimento del futuro padre è fondamentale perché ho sempre ritenuto importante lavorare con la famiglia prima che questa si costituisca».

    “Lavoro” che non si ferma con il parto …

    «Quello che secondo noi mancava nei corsi preparto tradizionali era proprio l’assistenza successiva al parto. Ovviamente si tratta anche di personalizzare il percorso in base alle singole esigenze. Ma, oltre all’aiuto dell’ostetrica fino alle 48 dopo le dimissioni dall’ospedale, è previsto anche un incontro con la dietista e, a un mese circa dal parto, un confronto della nuova famiglia con l’ostetrica e lo psicologo».

    Quanto è importante una nuova visione del corso preparto?

    «Ho partecipato in passato ad altri due progetti simili – conclude Paolo Caselli – quello di Cava Manara è anche il frutto di queste precedenti esperienze che hanno permesso la nascita di un nuovo progetto più ricco e strutturato».

     

    B.G.

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