• 06 FEB 16
    Pedalata resiliente: la forza mentale del ciclista professionista

    Pedalata resiliente: la forza mentale del ciclista professionista

    In questo 2016 ricco di appuntamenti sportivi emozionanti si svolgerà anche il 99° Giro d’Italia, con le sue 21 tappe spalmate su 3481,8 km, che gli intrepidi corridori affronteranno, pedalata dopo pedalata, regalando ai numerosi fan intense emozioni. Pensando a questi uomini straordinari la nostra mente ci porta subito a pensare alle sorprendenti capacità fisiche degli atleti. Tuttavia, i grandi campioni del passato, intervistati dopo essersi meritati la maglia rosa, fanno spesso riferimento alle variabili mentali come aspetti discriminanti tra colui che arriva in testa alla corsa e chi invece è costretto a tagliare il traguardo con alcuni minuti di ritardo.

    Ma quali sono queste variabili mentali? Prima fra tutte: la resilienza.

    La resilienza, dal punto di vista psicologico, rappresenta la capacità di perseverare, di mantenere alto il livello di motivazione nonostante le difficoltà e le fatiche che s’incontrano nel perseguire un obiettivo. Non coincide con la motivazione. Se proviamo a pensare a un ciclista professionista, risulta ovvio che abbia un elevato livello di motivazione, non sarebbe arrivato dov’è se non fosse altamente motivato. Eppure la motivazione è costantemente messa alla prova dalle fatiche e dalle avversità che ogni tappa porta con sé. L’atleta vincente è colui che non molla, che è in grado di mantenere salda la sua motivazione anche quando questa vacilla sotto i colpi della fatica. È colui che dispone di un elevato livello di resilienza.

    Ma da cosa dipende la resilienza? La resilienza è collegata alla self efficacy, al senso di efficacia personale, che è strettamente dipendente dalla valutazione cognitiva.

    Mi spiego meglio: generalmente siamo portati a credere che sia la natura degli eventi che viviamo a condizionare il nostro stato emotivo, tuttavia, l’aspetto che maggiormente influenza il nostro stato d’animo è il modo in cui valutiamo ciò che viviamo e non l’evento in sé. Pensiamo a un ciclista che sta affrontando una lunga salita facente parte di una tappa del giro. Improvvisamente si accorge che la distanza tra la sua bici e quella del corridore che lo precede aumenta di alcuni metri. La reazione emotiva e il conseguente comportamento di quest’atleta, non dipendono dall’evento in sé, l’aumento della distanza, ma da come lo valuterà. Se, ad esempio, interpreterà tale distanza come il segnale di una sua incapacità a tenere il passo, molto probabilmente, il vissuto d’inadeguatezza prenderà il sopravvento e il suo passo rallenterà ulteriormente. Se, al contrario, valuterà tale distanza come un segnale di sfida che non può trascurare, aumenterà l’intensità della pedalata andando a riprendere, e magari a superare, l’avversario che lo precede.

    La valutazione cognitiva, influenzando l’emotività, ha ripercussioni concrete anche dal punto di vista biochimico. Emozioni e pensieri modificano la fisiologia del corpo attraverso i neurotrasmettitori ubiquitari. Un’emozione negativa, come quella conseguente alla svantaggiosa interpretazione della distanza dell’avversario sopracitata, ha effetti negativi anche a livello neurovegetativo come, per esempio, la vasocostrizione dei vasi periferici che riforniscono di ossigeno le fibre muscolari. Comprenderete, dunque, quanto possa essere deleterio per un atleta attuare una valutazione cognitiva di un evento, piuttosto che un’altra. Come vi dicevo, la valutazione cognitiva influenza la percezione di efficacia personale che, a sua volta, influenza la resilienza psicologica. Dalla forza di quest’ultima dipendono poi le valutazioni cognitive stesse. È un circolo vizioso che può rivelarsi altamente positivo oppure deleterio per la carriera sportiva di un ciclista professionista. Sapete qual è la cosa interessante?  La resilienza si può potenziare!

    Attraverso uno specifico percorso di mental training si può lavorare sulle rappresentazioni cognitive alla base delle valutazioni negative, in modo da modificare quest’ultime e renderle maggiormente funzionali. Si può migliorare il livello di consapevolezza del Sé per incrementare la self efficacy e potenziare la resilienza personale.

    Lo stile cognitivo è molto importante, nella vita di tutti i giorni e in una tappa del Giro d’Italia mentre si affronta un avversario in una dura salita. Come dicono i grandi campioni vestiti di rosa, le variabili mentali fanno la differenza. Probabilmente questi atleti vincenti avevano capito una cosa importante. Avevano compreso che per vincere devono allenare mente e corpo, devono prendersi cura dell’uomo nella sua straordinaria complessità di variabili corporee e mentali. Solo così, lavorando e allenandosi in modo globale e consapevole, è possibile trovare la propria pedalata resiliente e lanciarsi trionfante verso il traguardo.

     

    Dott. Paolo Caselli – lo psicologo non convenzionale

Fissa un appuntamento

E' possibile fissare un appuntamento tramite telefono, e-mail, o compilando l'apposito form.